La discopatia degenerativa
La discopatia degenerativa è una patologia della colonna vertebrale caratterizzata da un indebolimento del disco intervertebrale che va incontro a fenomeni di disidratazione, diminuzione della sua resistenza alle sollecitazioni funzionali e, negli stadi più avanzati, ad un assottigliamento con riduzione dello spazio tra una vertebra e l’altra. Può verificarsi compressione delle radici nervose e può instaurarsi un quadro di instabilità, ovvero la presenza di eccessivo movimento tra una vertebra e l’altra che può arrivare fino a provocare uno scivolamento in avanti di una vertebra (quadro noto come spondilolistesi degenerativa).
Esempio di discopatia con usura del disco interposto tra le vertebre. |
La discopatia degenerativa è una patologia frequente anche in soggetti in giovane età e costituisce una delle principali cause di mal di schiena nella popolazione adulta. Quando sono presenti compressioni di radici nervose al dolore lombare si aggiunge la sciatalgia.
Bisogna ricordare che la gravità del mal di schiena NON è direttamente proporzionale all’entità delle alterazioni dei dischi intervertebrali visibili alla risonanza magnetica della colonna.
E’ dunque, in questa patologia, quanto mai fondamentale la valutazione dello specialista che in base a numerosi parametri ed alla visita del paziente, potrà essere in grado di proporre il trattamento più opportuno che in prima istanza è quasi sempre non chirurgico.
Ci si avvale della collaborazione del fisiatra e del fisioterapista e le loro cure possono essere affiancate caso per caso da trattamenti del dolore mediante infiltrazioni o radiofrequenza che siamo in grado di eseguire ambulatorialmente o in Day Hospital.
Va ricordato che in tutti questi casi la collaborazione attiva del paziente che deve seguire un programma riabilitativo che comporta per lui degli sforzi (tempo da dedicare, accettazione di alcune limitazioni, fatica nell’eseguire gli esercizi etc.) è assolutamente fondamentale. Nessuno ha individuato la cura del mal di schiena in pillole, si tratta di un problema complesso di non semplice soluzione dove il paziente vorrebbe liberarsi definitivamente del dolore grazie ad un trattamento che lo coinvolga il meno possibile ma questo, va detto, non è sempre un obiettivo realizzabile.
Tra le problematiche della colonna vertebrale è forse la lombalgia da discopatia, quella che richiede il più solido rapporto di collaborazione e fiducia con il medico curante. Nel corso delle visite mediche infatti viene impiegato molto tempo con i pazienti per spiegare e fornire loro le informazioni necessarie a comprendere la natura e le cause del loro problema così come il percorso e le finalità del trattamento che verrà impostato, chirurgico o non. Per dare una dimensione di quanto il problema del dolore nella discopatia degenerativa sia complesso basta sapere che nei principali congressi internazionali di chirurgia vertebrale si passa più tempo a discutere sul come porre indicazione ad un trattamento chirurgico piuttosto che parlare delle diverse tecniche utilizzabili.
E per capire quanta confusione regni in materia basta dare una rapida occhiata in rete per scoprire che sul mal di schiena si dice tutto ed il suo contrario. Bisognerebbe allora diffidare da chi propone cure sempre e risolutive perché poi si scopre spesso che i risultati non sono né quelli desiderati né quelli promessi. Chi “vende” per esempio massaggi, agopuntura o trattamenti con il laser tenderà naturalmente a dire che i risultati dei massaggi, dell’agopuntura o dei trattamenti con il laser sono sempre meravigliosamente risolutivi. La realtà è che si tratta di cure anche efficaci, vero, ma non sempre, non in tutti i casi e raramente davvero risolutive del problema.
In alcuni casi dunque le cure mediche non hanno successo.
Quando il dolore diviene eccessivo, si manifesta dopo sollecitazioni funzionali lievi e non risponde alle cure mediche e fisioterapiche,può essere presa in considerazione una soluzione di tipo chirurgico.
Le tecniche utilizzabili sono anche qui molteplici sebbene si dividano in due categorie principali:
- le tecniche mini invasive quali la radiofrequenza, la termocoagulazione discale, l’ozonoterapia intradiscale.
- le tecniche di artrodesi (o di stabilizzazione vertebrale).
Lo spazio di impiego delle prime è circoscritto a casi di minore gravità e viene praticato in regime di Day Hospital.
Non ci sono chiare evidenze scientifiche di comprovata efficacia di tali trattamenti.
Negli anni passati si è parlato molto di protesi discali che consentivano la conservazione del movimento, ma l’osservazione negli anni dell’andamento dei pazienti operati ha condotto ad un progressivo ridimensionamento delle indicazioni a questa tecnica dalla maggior parte dei chirurghi vertebrali.
Protesi discale. |
L’artrodesi vertebrale che è il tipo di procedura chirurgica maggiormente utilizzato oggi a livello mondiale, consiste nella rimozione del disco intervertebrale sofferente e nell’impianto di spaziatori metallici o in carbonio fra le vertebre interessate associato al posizionamento di viti sulle stesse.
E’ eseguibile per via anteriore (ALIF) posteriore (PLIF/TLIF) ma oggi anche per via laterale mini invasiva usando la tecnica XLIF.
Artrodesi con tecnica TLIF. |
Nonostante possa sembrare un intervento invasivo, oltre ad essere una tecnica in grado di offrire buoni risultati sul dolore comporta una degenza ospedaliera ridotta ed un recupero postoperatorio davvero rapido. Le tecniche ALIF ed XLIF permettono un recupero anche più breve.
La degenza dura 4 giorni, la ripresa del cammino avviene in seconda giornata postoperatoria, non vi è necessità di utilizzare un busto.
La valutazione del chirurgo vertebrale è necessaria per valutare le migliori indicazioni e per fornire ogni chiarimento in merito.
Discopatia L5-S1 e postoperatorio (TLIF) . |